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10° giorno
Sveglia molto presto e con una vecchia Fiat Uno ci facciamo circa 1:30 ore di viaggio per raggiungere il parco. Visto che siamo subito dopo Natale, le persone del parco non sono ancora tutte presenti e dobbiamo attendere un po’. Ci imbattiamo in un gruppo di 10 camper tedeschi, in ognuno c’è una coppia di pensionati che sta facendo il giro delle Americhe in 6 mesi di tempo. Assieme a questo torpedone entriamo al parco (ci si può andare con qualsiasi mezzo, ma ogni gruppo deve essere accompagnato da un guardaparco. Se si arriva a piedi, il guardaparco vedrà di sistemarvi su di un mezzo non pieno) e ci fermiamo nelle soste fissate nel percorso. Già di mattina fa un caldo assurdo e la luce è accecante anche con lenti scure. Portatevi protezioni solari e molta acqua, nonostante i percorsi a piedi siano corti c’è da cuocersi. Fra le varie soste c’è quella al Verme (dove si possono vedere fossili) e quella alla Valle della Luna (che dà il nome al parco). I percorsi sono limitati, un po’ di più si può camminare per dirigersi alla Cancha de Bochas, formato da palle di roccia perfettamente rotonde. Questo è il frutto di milioni e milioni di anni di commistioni fra polvere, acqua e vento. Nel percorso c’è la possibilità di vedere alcune grandi formazioni rappresentanti poltrone, tartarughe e una simile alla sfinge egizia. Altra sosta al Sottomarino, una sorta di tre periscopi giganti che emergono incredibili al di sopra di una grande roccia. Ovviamente il lavoro del vento è riconoscibilissimo, ma anche nel posto successico si resta ad occhi aperti. Il grande Fungo su sfondo della montagna rossa regala visioni favolose, non a caso queste ultime due viste sono il logo di tutta la zona. Rientriamo al centro visitatori proprio quando giungono gli studenti che gestiscono il museo. Ci è così possibile vedere una delle cose per cui il parco è famoso a livello mondiale, i dinosauri. Qui è stato trovato quello che al momento è il più vecchio esemplare mai incontrato, l’Eoraptor Lunensis che data 228 milioni di anni. Assieme a lui ci sono i resti fossili molto ben conservati del Herrerasauros, esemplare carnivoro da cui si dice discendano tutti gli attuali uccelli. Non pensate ad animali di dimensioni enormi, ci sono anche quei dinosauri, ma non sono di questo periodo. È una visione sognata sin da bambino quando sui libri vedevo queste figure e fantasticavo di loro. L’escursione al Cerro Morado al momento non è fattibile perché devono essere risistemati alcuni tratti. Per quella è comunque consigliata una gita serale, per i colori e per il fatto che nel pomeriggio ci si cuocerebbe. Rientriamo a S. Augustin sempre con la Uno, che essendo sprovvista di aria condizionata pare ora un vero e proprio forno, poi sempre con Vallecido raggiungiamo di nuovo San Juan. Attesa in autostazione, dove ceniamo presso un ristorantino e poi partiamo per Tucuman per un viaggio notturno.
La formazione rocciosa detta il Fungo, Parco Nazionale Ischigualasto
11° giorno
L’arrivo è puntuale nel grande terminal di Tucuman, a questo punto dobbiamo trovare un passaggio per Cafayate, piccolo centro andino che si dice attorniato da splendide montagne e quebrade. C’è solo Aconquija che ci va (6:30 ore) e prima della partenza possiamo comodamente farci una pizza nel ristorante del terminal. Verso Cafayate partono ben 4 bus della medesima compagnia, ma piano piano si svuotano e a Santa Maria ne continua solo uno. Ovviamente nessuno vi informerà, quindi state in occhio. Si passa da Amaiche del Valle, dove un cartello vi dirà che il sole splende sul pueblito 360 giorni all’anno. Fa strano constatare che noi siamo di passaggio in uno dei rimanenti 5. All’arrivo a Cafayate quelli dell'hostal si fanno trovare al terminal e ci portano gratuitamente a vedere se il posto è di nostro gradimento. Ci rifilano una favolosa camera da 4 con bagno facendocela pagare normale, in più ci regalano per la mattina successiva il giro alle cantine della zona. Dopo oltre 24 ore di viaggio (comprese le attese dei vari bus) ci troviamo finalmente in un luogo tipicamente andino, l’Argentina moderna qui pare finita ed anche le genti hanno lineamenti andini, simili in tutto e per tutto ai boliviani o ai peruviani. Decidiamo di regalarci una cena alla grande a base di capretto con compresa pena locale.
La Cancha de Bochas, Parco Nazionale Ischigualasto
12° giorno
Sveglia comoda e poi si va a visitare alcune cantine locali. Qui il vino è diventato una fonte di guadagno fondamentale, si produce per l’interno ma ora molto anche per l’esportazione. Qui un imprenditore francese si è comprato una cantina spendendo una follia solo per poter produrre il vino alla quota più alta del mondo. La prima cantina visitata è Vasija Secreta, che presenta anche uno storico museo. Fa molta quantità, tra l’altro anche un fiaschetto da 4 litri che da queste parti viene molto usato. Le specialità di qui sono tra i bianchi il Torrontes e fra i neri Cabernet, Shiraz, Merlot e altri (scusate ma io non bevo vino…). Alla fine c’è sempre un giro di assaggi, ma Marco mi fa notare che il Torrontes è valido, mentre per i neri viene offerta una bottiglia da cantinone. Secondo stop presso una produzione di formaggio, la Cabras de Cafayate. La produzione è esclusivamente di formaggio di capra, ne assaggiamo due tipi, uno non male l’altro assolutamente insapore. Poi si torna sui vini con fermata da Domingo Hnos., casa maggiormente dedicata alla qualità che però è decisamente più giovane della precedente e non presenta nessun museo da visitare. Ci presentano bottiglie prestigiose e premiate, ma gli assaggi sono di prodotti molto più comuni, anche se si possono assaggiare formaggi prodotti negli allevamenti degli stessi proprietari. Nel pomeriggio l’ostello organizza una spedizione alla Quebrada de Cafayate, lungo la strada per Salta (5:30 ore). Escursione assolutamente consigliata visto che non ci sono mezzi pubblici per andarci e perché la guida conosce molto bene i luoghi. Questo è fondamentale, visto che non è così semplice trovare gli anfratti migliori. Si fanno molteplici soste, i colori sono fenomenali e le formazioni rocciose incredibili. Presso El Castillo occorre guadare il fiume in compagnia delle capre (non chiedetevi cosa state pestando…), poi ci saranno ulteriori soste presso El Obelisco, El Anfiteatro, La Garganta del Diablo, ecc. Una guida pratica vi porterà in posti favolosi, lungo percorsi onestamente indimenticabili, pieni di colori che non si possono credere appartenere alla stessa montagna. Rientrati ci fermiamo a mangiare nella piazza centrale. Si mangia tranquillamente seduti in piazza senza che nessuno passi a disturbare la cena con macchine inquinanti. Qui i ritmi sono già quelli di alta montagna, dimenticate stress, impegni e mentalità occidentale.
continua...
BLOGGER
Luca