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L’antico e selvaggio cuore del mondo
Le dune ambrate del Namib, il Fish River Canyon, fra i più maestosi al mondo, Luderitz e Swakopund che con le loro case bavaresi ci riportano alla storia coloniale di questo paese, il Massiccio del Brandberg scolpito dal vento, il Damaraland con i suoi graniti dalle forme bizzarre che si alternano ad altopiani selvaggi puntellati di euforbie, le cascate Epupa ed il placido fiume Kunene che fa da confine con l’Angola, la Skeleton Coast con le sue spiagge selvagge, il parco Etosha con la più vasta concentrazione di specie animali di tutta l’Africa.
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Parlando di parchi, oltre all’imperdibile Etosha National Park è d’obbligo citare il Kgalagadi Trasnsfrontier Park, una delle aree protette più grandi al mondo, e le riserve che si trovano nella regione del Caprivi, dove si incontra un ecosistema assolutamente insospettabile, fatto di paludi, stagni, zone di foresta fitta ricca di liane, canne che fluttuano nel vento sulle rive dei fiumi. La fauna è ricchissima ed onnipresente, un vero paradiso anche per gli appassionati di ornitologia.
Oltre a tutto ciò, la Namibia è un incredibile crogiolo di etnie, frutto di migrazioni preistoriche, miscuglio fra ceppi Bantu dell’Africa Centrale e razze autoctone; i San, i Nama, i Boscimani, gli Owambo, i Basters, i Coloured, i Topnaar, i Caprivians, gli Herero conosciuti per gli abiti vittoriani che indossano le loro donne, ed infine l’etnia Himba, la popolazione seminomade che vive al confine con l’Angola. Gli Himba hanno un fisico asciutto e longilineo che si cospargono di burro, ocra o terra rossa; una vera e propria “corazza” che li avvolge ed esalta la bellezza del loro corpo.
E i namibiani bianchi? Sono i diretti discendenti dei dominatori europei, siano essi i Boeri risaliti dal Capo di Buona Speranza, i tedeschi o gli inglesi-sudafricani. Ci sono cromosomi teutonici in questo pezzo di Africa Australe; i germanici l’hanno occupata nel 1885 e tenuta per 33 anni, trasformandola nell’Africa Tedesca di Sud-Ovest, generando uno strano connubio tra la loro efficienza e quel ritmo slow e fantasioso che segna la vita degli africani.
Un paese da vivere a 360 gradi, dove in un attimo si passa dai viali della moderna Windhoek ai ritmi lenti delle fattorie perse nel "veld", dal fragore dell’oceano al silenzio infinito delle piste solitarie. Non ci sono pericoli in Namibia, se non quello di trovarsi a percorrere centinaia di chilometri verso un orizzonte sempre lontano, attraversando paesaggi mozzafiato. E’ un angolo di mondo dove il tempo avanza lento fra spazi infiniti e incredibili cieli stellati; inevitabile rimanerne stregati… ecco il mal d’Africa, quella sensazione che pervade l’animo di tutti coloro che hanno scoperto questa terra e difficilmente riescono a levarsela dal cuore.
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