menu:
cerca sul sito:
seguici su:
menu:
cerca sul sito:
seguici su:
1° giorno
Parto di notte in auto per Fiumicino, raggiungo il parcheggio prenotato da dove in navetta mi accompagnano all’aeroporto (5'), compreso nel prezzo. Alle 5 di mattina del 26 dicembre il traffico è inesistente, potevo pure prenderla con più calma, ma poco male, oltre 3 ore prima il check-in della Qatar Airways apre. Nonostante il check-in on-line, le pratiche prendono tempo, molto, prima di accedervi c’è il controllo dei tanti documenti, l’addetto è pure sorpreso dal fatto che vada per turismo e presenti un visto, appunto, turistico. Passato quel primo controllo che prevede il calcolo preciso delle ore antecedenti il volo d’ingresso dal tampone molecolare (eseguito a Bologna il 24/12, esito in inglese riportante il n° di passaporto, per 97€ con risposta in 4h), non mi chiedono il Green Pass, accedo al check-in, fortunatamente le persone sono poche, occorre tempo per registrare il tutto, come se il check-in che avevo fatto in precedenza a poco servisse. Sorpassata questa burocrazia, i controlli si susseguono veloci, passaporto e persona, quasi nessuno in fila. Il volo per Doha è a bordo di un Boeing 787 con più posti liberi, a fianco non ho nessuno e si sta comodi. 4.500km in circa 5 ore, servito prima uno snack con bibite (su questo volo gli alcolici ci sono), a seguire il pranzo vero e proprio. In aereo ci sono wi-fi (non provato), film, giochi e ogni cosa un moderno volo mette regolarmente a disposizione, il tempo passa in fretta. A Doha il cambio è velocissimo, 50’ in tutto, ma i controlli sono rapidi, lo spostamento idem e si riesce a imbarcarsi senza problemi, magari qualche dubbio sui bagagli al seguito. Il volo è sempre QA, 1.600km in 2:40, destinazione Jeddah, arriviamo dopo che ci hanno servito la cena, questa volta nessun alcolico ad accompagnare il cibo. Entrati in aeroporto il primo controllo è per il tampone molecolare, serve copia stampata sulla quale viene apposto un adesivo per un codice che servirà all’ufficio immigrazione, pratica veloce. All’Immigrazione idem, tutto molto rapido (provenendo dal Qatar nessun eventuale problema di registrazione, che invece cadrà su chi passa dall’Egitto per un errore dell’addetta all’immigrazione, questo comporterà un tampone ogni 2 giorni), è apposto un timbro e un codice sul passaporto (quest’ultimo fondamentale per l’uscita) e presa una foto (comparirà sull’app Tawakkalna), i bagagli stanno già girando sul nastro trasportatore, in Qatar hanno fatto il miracolo in pochissimo tempo. Usciti da qui, tempo per incontrarci col corrispondente, cambiare un po’ di soldi, prendere qualche sim locale, in fila i pochi turisti e i gruppi di meccanici della Dakar che a breve partirà proprio da Jeddah. In van (30’) raggiungiamo in tarda serata l’hotel prenotato in anticipo, il Ramada, che qua è un hotel qualunque, a me pare una struttura al top dei mie trascorsi. L’addetto alla reception non particolarmente veloce, qualche problema nel controllare passaporti e prenotazioni, tempo per registrarsi su Tawakkalna (il wi-fi funziona ottimamente, variando rete da piano a piano) dove compare già la mia foto e il verde, sono a posto. La schermata che da il via libera non è fotografabile, o meglio si può fare ma il colore che identifica l’immunità non compare, furbi questi sauditi. È già tempo di salire in camera e riposarsi, giusto il tempo di testare la grande e ottima doccia e pensare che fuori prima di mezzanotte ci siano ancora oltre 20°.
Nel cuore di Al Balad, l'antico quartiere ottomano di Jeddah
2° giorno
Colazione in hotel e, come da antico insegnamento di un amico, "ai buffet bisogna guadagnarci", così mi metto di lena buona, poi andiamo al museo Al Tayabat dove iniziamo a farci un’idea della storia araba, da ben prima dell’insediamento dell’Islam ai giorni nostri. L’esposizione è suddivisa per epoche e aree dell’Arabia, interessante ma perfino eccessiva come raccolta, tutto quanto esposto ha descrizioni in arabo e inglese, l’addetto è di origine eritrea, e finiamo per parlare in lungo e largo di quella martoriata terra, pure stranito dal fatto che qualche anno fa ci sia stato in viaggio, lui che da oltre 28 anni non ci mette più piede. Per terminare la visita, un salto all’attigua moschea con ingresso dall’esterno, dall’interno del museo accesso alla parte femminile. Da qui raggiungiamo il centro storico della città, Al Balad, ora in parte in ristrutturazione e in parte ancora in rovina, ma molto caratteristico con tipiche costruzioni ottomane di corallo, terrazze e bovindo di legno, quando non intere costruzioni in legno. Dalla porta a sud, Bab Sharif City Gate, si passa dal suq, che prenderà vita in seguito, ora ci sono alcune bancarelle di frutta e verdura, donne che decorano con l’henné bellezze locali e gente comodamente sdraiata a sorbire tè, prettamente i sauditi che un tempo vivevano qui ma che ora stanno in grandi ville fuori città e rientrano per incontrare gli amici. Nel primo pomeriggio i negozi, non solo quelli nel suq, sono chiusi, è il momento migliore per girarsi il quartiere in tranquillità e ammirare le costruzioni, disseminate di piccole vere e proprie perle, magnifiche nella loro decadenza, mentre alcuni restauri paiono un po’ troppo figli d’imbianchini e non di archeologi. Ma un giorno qui sarà tutto rifatto, come nell’attiguo quartiere popolare, già fatto sgombrare e prossimo a essere abbattuto per ricostruire una città moderna, a Jeddah sta già prendendo forma il grattacielo più alto del mondo, un chilometro verso il cielo, follia architettonica in riva al mare, in cerca di concorrenza con Dubai, anche se ad oggi siamo molto ma molto indietro anche rispetto a Riyadh. In una sorta di casa caratteristica con caffè proprio in cima a questa sorta di museo, sorge una bella caffetteria, Med Café & roastery, situata all’estremo nord del quartiere. Qui riposiamo in una calda giornata con un flebile vento che arriva dal 40th Lake attiguo, propaggine del mare. Luogo frequentato da molte donne del luogo, curiose del nostro essere qui presenti, capiamo subito che non hanno certo timore di confrontarsi con estranei, ma anzi son loro che vogliono sapere perché e come mai siamo qui, nessun problema con foto, anzi pure richieste. Il nuovo corso saudita, pare essere molto apprezzato (ci mancherebbe, prima non potevano nemmeno uscire da sole, ora possono lavorare e andarsene per negozi, sorvoliamo sulla democrazia e sulla fine del giornalista Kashoggi), e in piccola parte noi ora ne facciamo parte.
Un angolo del suq di Jeddah
Continuiamo la perlustrazione con la visita alla Matbouli House Museum, abitazione tipica in perfetto stato, mentre la più celebre Naseef House al momento non è visitabile ma visibile solo dall’esterno, anche questa conservata in perfetto stato. Il suq si anima, come le vie attigue, par di essere in una città stravolta, alla forte luce del sole ora rispondono le luci dei negozi, col suq che “parla” a voce intensa. Per cena scegliamo un ristorante sulla celebre Corniche, proprio di fronte alla gigantesca fontana di re Fahad, un getto di oltre 260 metri che fa bella mostra di sé alla sera e di notte nel mare. Prima di questo spettacolo, spazio al ristorante Saedi Fish, sorta di enorme rivendita ittica, dove si può scegliere il tipo di pesce preferito (e fare succulenti mix) decidendone la cottura, tutto molto bello, ma soprattutto delizioso. Terminata la cena (hummus e verdure offerte, acqua e pane a profusione), attraversiamo la Corniche e dal parco si può immortalare il getto della fontana illuminato di bianco freddo, nel parco più persone a far serata, coppie in dolce nottata e ragazze sole in lettura, del resto ci dicono come Jeddah sia la città più aperta e cosmopolita dello stato. Rientriamo fermando un taxi lungo la Corniche, ce ne sono parecchi, come in tutto il mondo se con insegna accesa si possono fermare, non come in tutto il mondo saliamo anche in 5 in un taxi non proprio enorme, tariffe ridottissime vista anche la disponibilità a caricare più persone. La prima giornata è andata, calda e con tante sorprese, una gentilezza profusa in ogni dove che ammalia e che ci fa già sentire a casa.
continua...
BLOGGER
Luca