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29° giorno
Terminata la solita colazione da campo rabbocchiamo il serbatoio con le scorte al seguito visto che ora non ci saranno più problemi di reperibilità combustibile, usciamo dal Waterberg Plateau Park e continuiamo lungo la D2512 fino all’incrocio con la C22 (sempre su sterrato) che imbocchiamo in direzione B1 dove svoltiamo verso sud lungo la principale arteria del paese ovviamente asfaltata. Sosta a Okahandja nota per il suo mercato artigianale sicuramente ampio ma talmente ripetitivo da far saltare l’impressione di artigianalità a favore di fatture meccaniche, al solito by Zimbabwe. Qui però il contrattare prezzi è istigato dai venditori stessi, quindi si possono spuntare acquisti interessanti, mentre nei dintorni vari venditori abusivi tempestano i pochi avventori con proposte di pietre preziose. Lasciata Okahandja continuiamo per l’ultima meta da visitare del nostro viaggio in Namibia, il Daan Viljoen Game Park, un parco nei dintorni della capitale. Raggiunta Windhoek, ma senza dover entrare in città, si prende la C28 e dopo 20 km si trova l’accesso al parco. All’ingresso registrano i dati dell’auto perché alcune escursioni sono poste prima della reception, nel nostro caso fermandoci per la notte andiamo diretti dove registriamo ingresso e campeggio (camp splendido con bagni favolosi, piazzole con tutto quanto ci possa immaginare, piscina gigante, wi-fi in qualsiasi punto e animali a portata di mano…). Le piazzole sono poche quindi numerate, non servirebbe nemmeno lasciar segno della propria presenza ma ormai è uso comune, partiamo per le escursioni in auto lungo il game drive della parte ovest senza avvistare nelle vicinanze nessun animale, unica consolazione le viste in lontananza della città, un contrasto forte con quanto occorso nel mese fin qui trascorso dove l’urbanizzazione a contatto della natura non era mai comparsa. Lasciamo il pick-up nel parcheggio della reception e a piedi raggiungiamo la Stengel Dam lungo il Wag’n Bietje Trail e qui animali ne incontriamo, soprattutto le guardinghe antilopi alcine, l’emblema del parco. Indicazioni vere e proprie non se ne incontrano ma è sufficiente seguire il percorso del fiume e oltrepassato un cimitero in pessimo stato (e di conseguenza dal fascino da antichi pionieri) si giunge dopo circa 3 km alla diga, ora un manufatto in cemento armato a fermare il nulla visto che di acqua non c’è traccia. Si muovono nel fondo del lago artificiale facoceri, gnu blu, una solitaria giraffa e anche un enorme uccello con un becco gigantesco che dopo averci osservato a lungo prende la via dell’aria e sfruttando le forti correnti ascensionali, in poco tempo diventa un minuscolo punto nel nulla per scendere come un forsennato 10 minuti dopo. Rientriamo al camp per rilassarci un attimo nella grande piscina che fa da cornice pure al bar e al ristorante, piena di villeggianti in larga parte in uscita giornaliera da Windhoek, ma proprio in questo momento la pioggia si abbatte su di noi e dobbiamo rimanere nel pick-up per proteggerci anche perché i custodi espellono tutti dall’acqua e dal bordo vasca. Ritorniamo così alla nostra piazzola al momento presidiata da una coppia di struzzi che non temono minimamente la presenza umana e rimangono a mangiare a loro piacimento. Approntiamo la cena con un po’ di vento che si alza, il camp è zona di festa per i giovani che arrivano dalla città così qualche schiamazzo accende la notte mentre di animali che vagano al buio se ne scorgono a decine, nessuno dei quali disturba, però la presenza dei custodi è costante e continua. Percorsi 305 km, in larga parte su asfalto oppure su sterrato in ottime condizioni.
La piatta sagoma del Waterberg Plateau - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
30° giorno
Ultima colazione da campo, poi sistemato adeguatamente tutto l’armamentario in dotazione rientriamo a Windhoek per consegnare il pick-up facendo rifornimento a poca distanza dalla sede della Camping Car Hire. Essendo domenica ci era stato chiesto di presentarci a un orario ben definito (9:30) perché non sempre operativi, il traffico ci aiuta perché la città è ancora addormentata. Ci aspettiamo una verifica meticolosa sia del mezzo sia delle dotazioni, in realtà segnalate alcune problematiche tipo l’aggancio della ruota di scorta interna che ha ceduto, un segno sul vetro anteriore, gli ugelli dei tergicristalli bloccati ed una lampada da esterno che ha smesso di funzionare, lavano il mezzo e molto sbrigativamente ci dicono che è tutto a posto, non c’è nulla da integrare e prontamente ci riportano in hotel, il medesimo di quando sbarcammo in Namibia, prenotato al momento della partenza ma ora con meno frequentazione poiché il periodo di ferie interno (sia per Namibia sia per Sudafrica) è al termine. Lasciamo immediatamente l’hotel per girarci il centro della capitale, visitando a lungo il Namibia Crafts Centre dove si trovano souvenir e manufatti artigianali di pregevoli lavorazioni a prezzi umani, molto più che nei tanti negozi attigui. Ovunque è possibile pagare con carta di credito, anche nelle piccole botteghe che nemmeno hanno il pos, ne esiste uno collettivo dove i venditori registrano l’operazione effettuata così da soddisfare le esigenze dei viaggiatori che solitamente passano da qui al termine del percorso con contante prossimo allo zero, un ottimo servizio che immancabilmente porta a qualche acquisto in più. La città non rappresenta uno spaccato storico, c’è poco da osservare sotto quel punto di vista, considerato che di domenica tutto è chiuso e di conseguenza i musei non sono visitabili, rimangono altri mercati spartani tipo quello lungo Indipendence Av, tra Fidel Castro street e Sam Nujoma dr, tipicamente made in Zimbabwe. Nota da tenere in considerazione per muoversi in città, mentre le vecchie guide LP sono molto più approfondite, meglio utilizzare la più recente a Windhoek perché nel corso degli ultimi 10 anni è cambiata la toponomastica cittadina. Termino gli ultimi spiccioli in un Dorango’s dove le inservienti gentilmente mi predispongono un menù adatto a quanto rimastomi (35$, che nemmeno avevo ma che mi hanno servito ugualmente). Rientrati in hotel l’idea sarebbe di sfruttare la piccola piscina a disposizione ma anche questo tardo pomeriggio è contraddistinto da cumuli nuvolosi importanti che scaricano una fitta pioggia anche se per poco tempo con un vento che però non ne vuole sapere di lasciare l’area, siamo pur sempre in estate ma a quota 1.700 metri e quando il sole saluta la compagnia e il vento fischia non è così ideale rimanere in piscina. Non è poi nemmeno una brutta idea accelerare i tempi per la cena viste le abitudini di qui (per uno spagnolo cenare sarebbe impossibile, quando va di merenda qui si cena…), testiamo la cucina dell’hotel che propone diverse qualità di game, giraffa, kudu, eland e zebra, testiamo un mix dove a mio giudizio l’eland prevale su tutto. Percorsi 24 km, un totale di viaggio di 8.341 km, con una spesa indicativa di circa 1.000 € in benzina.
La Chiesta di Cristo, Windhoek
31° giorno
Corposa colazione in hotel, puntualissimi quelli della Camping Car Hire ci prelevano e ci accompagnano all’aeroporto internazionale, fila al check-in breve, bagaglio spedito a destinazione ma carte d’imbarco solo per il primo volo con South Africa, dovremo ritirare quelle a seguire nella zona transfert di Johannesburg. Volo in ritardo di 30’, ritardo mantenuto fino a destinazione dove la coda per entrare è molto più lunga che all’andata e occorre sprecare ulteriore spazio sul passaporto per l’ennesimo timbro di transito. Abbiamo un’attesa di quasi 5 ore e non è possibile ritirare ora le carte d’imbarco successive, così entriamo nelle parti comuni dell’aeroporto per far passare il tempo, curiosando tra negozi e bar, notando come i diamanti si vendano con una facilità esemplare, dobbiamo passare al contrario l’ingresso per tornare alla zona transfert senza nessun controllo, il check-in apre 3 ore prima del decollo, qui non c’è nessuno quindi in un attimo abbiamo le nostre carte d’imbarco per Parigi e Bologna. Partiamo puntuali di nuovo con un A380, procedure d’imbarco lente dettata anche dal fatto che caricare oltre 500 persone non sia proprio uno scherzo, ma nulla in confronto a quanto vanno incontro i passeggeri del gate al nostro fianco per un volo Dakar-Washington, le restrizioni per gli USA costringono pure i viaggiatori con destinazione Dakar a tempi infiniti. Il volo decolla in perfetto orario, appena staccati da terra è momento di snack, poi passa un po’ di tempo per la cena (dove uno steward vuole proporre a tutti il piatto del pesce in maniera spassosissima perché ha terminato la carne) e immediatamente a seguire le luci si spengono per accompagnare chi vuole nel tentativo di dormire. Gli spazi di Air France in economy non sono certo comodi per le persone di statura medio-grande, ma questo è quanto.
32° giorno
Dopo di un volo regolare di 9:35 atterriamo con 15 minuti di anticipo in una Parigi in subbuglio causa i molteplici attentati avvenuti, tra la sede del giornale Charlie Hebdo ed il supermercato kosher, ci aspettiamo controlli lunghi e meticolosi, perdita di tempo a iosa e invece nulla di tutto questo, così abbiamo pure tempo di muoverci dal terminal 2C al 2F senza correre e potendo sfruttare per 20 minuti i pc a disposizione dei viaggiatori con una veloce registrazione, che va fatta pure per connettersi al wi-fi dell’aeroporto. Il volo per Bologna parte con 10 minuti di ritardo e pare di salire su di un moscerino a confronto del gigantesco aereo utilizzato in precedenza, i 10 minuti vengono recuperati e atterriamo in perfetto orario, operazioni di sbarco e recupero bagagli veloci e così dopo un mese rientro nel freddo gennaio bolognese cercando di scartare auto ed autobus invece di giraffe ed elefanti, un fascino un attimo differente…
L'impagabile pick-up con la tenda sopraelevata - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
2 note di commento
Il viaggio si è svolto tra dicembre e gennaio, estate australe, caldo ma stagione delle piogge lontana, anche dal Caprivi. In Namibia servivano indicativamente 13$ per 1€, possono essere usati anche Rand Sudafricani parificati al dollaro namibiano. I Bancomat (ATM) sono praticamente ovunque, ma meglio servirsi a quelli della Standard Bank che permette prelievi fino a 4.000$ a differenza delle altre che limitano il prelievo a 2.000$. Il contante si può utilizzare di rado ma sovente è l’unica maniera per pagare il carburante, fonte primaria di spesa.
I cellulari hanno copertura ma occorre tener conto che spesso si è in luoghi isolati, per le escursioni più ardite coi mezzi possono essere affittati anche i telefoni satellitari. Il wi-fi si trova quasi ovunque, tranne presso i campeggi della NWR, posti genericamente nei luoghi più strategici all’interno dei parchi, soste quindi non rinunciabili. La lingua ufficiale è l’inglese ma anche il tedesco è particolarmente diffuso. Con questi due idiomi si è autosufficienti tranne quando si va a contatto con alcune minoranze etniche tipo quelle degli Himba, dove una guida locale è in pratica un obbligo. Il cibo non è un problema, per chi ama la carne c’è da sbizzarrirsi nel testare i vari tipi di game, qualsiasi strano animale si veda è servito nei ristoranti, per fare campeggio e prepararsi i pasti in autonomia meglio prenderseli pronti da casa, la qualità del cibo in scatola non è alta, stessa cosa per zuppe, verdure, formaggi, mentre il pane non è mai un problema come la pasta e carne&legna per il braai, il loro barbecue. Per entrare basta il passaporto e uno spazio per un timbro, niente visto. Per viaggiare in lungo e largo abbiamo affittato un pick-up dalla compagnia Camping Car Hire, il tutto comodamente via mail da casa. Il pick-up è fornito completo di tutto quanto necessiti per campeggiare, tenda richiudibile sul tetto, cassone furgonato con frigo, tavola, sedie, taniche per benzina ed acqua, tovaglia, stoviglie, posate, tagliere, bombole del gas, fornello, griglia, filo per stendere e mollette, materiale per detergere e lavare, termos, lampada, vanga, accetta, compressore con manometro, 2 gomme di scorta, asciugamani, sacchi a pelo, materasso e cuscini (che possono essere comodamente richiusi con la tenda), ricambi per motore, crick e asse di appoggio per sabbia, cinghia di traino, prese di alimentazioni sempre funzionanti nel cassone, insomma tutto quanto uno possa solo immaginare per starsene in autonomia tra deserto e savana. A questo abbiamo aggiunto le mappe dell’InfoMap, la bussola (fidatevi, lasciate perdere le diavolerie da smartphone, in molti casi non vi sognereste mai di estrarlo dalle protezioni per usarlo nel mezzo di tempeste di sabbia che tutto invadono anche all’interno del mezzo…) e la mappa delle pozze dell’Etosha, decisiva per comprendere e distinguere cosa e quando vedere. I campeggi sono ovunque, solitamente ben indicati e sempre splendidi, dato il periodo di vacanze interne abbiamo prenotato in anticipo a Sesriem e all’Etosha, per il resto mai nessun problema anche arrivando di sera. Sulle strade i limiti sono, 120 km/h su asfalto (vie indicate con la lettera B), 80 km/h su sterrato (indicate con lettere C e D, anche P in alcuni casi ma quelle non sono strade..) e 60 km/h in città. L’asfalto è solo tra le città principali, si passano giorni sempre e solo su sterrato, polvere a iosa. I controlli della polizia sono all’entrata e all’uscita delle città e dei villaggi, ma a parte nelle zone limitrofe al problematico confine con l’Angola i turisti non vengono mai fermati. Nel Caprivi i controlli avvengono più per disinfestazione che altro. Il passaggio nella red line, a nord della capitale, prevede il controllo sanitario per quanto si porta al seguito, non sarebbero ammessi i cibi, carne e formaggio, ma anche qui i controlli ai turisti non esistono. A nord della red line l’allevamento è di sussistenza, non esistono steccati e gli animali possono vagare ovunque, compresi elefanti…, quindi serve prestare una certa attenzione sulle strade pure dove il traffico è limitato, gli animali non possono essere macellati a scopo di vendita, questa la grande differenza tra sud e nord. A sud della red line, che corrisponde alla grande area gestita dai bianchi presso enormi fattorie, le strade sono delimitate dalle staccionate (fence), se mancano viene specificato. Qui ovviamente gli allevamenti sono intensivi, e presso le fattorie si trova alloggio in campeggi con poche persone ma sempre ben tenuti.
Visto che i pick-up noleggiati hanno sì grandi serbatoi (il nostro Nissan portava 80 litri) ma consumano parecchio (media di 6 km con un litro di benzina), se lasciate le arterie principali è sempre meglio avere le taniche di scorta piene, accertandosi che l’idoneo imbuto per il rabbocco sia in dotazione. La benzina, più economica del gasolio, costa da 10,8 a 12,2$ al litro, secondo dove ci si trova. La copertura assicurativa permette di andare ovunque, compreso Sud Africa e Botwsana, con lettera di accompagnamento anche Zambia e Zimbabwe, ovviamente non in Angola e nemmeno Mozambico. Ma la parte del Kaokoland ad ovest delle Epupa Falls e l’attraversamento del sabbiosissimo Khaudum sono a proprio rischio e pericolo (nessuna copertura assicurativa e di soccorso), Khaudum che è transitabile autonomamente solo se si entra con almeno 2 mezzi. Nell’estate australe la differenza di fuso tra Italia e Namibia è di una sola ora in avanti.
ESPERTO: Viaggi etnografici e alternativi
Roberto