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La Processione del Nuestro Senor de los Milagros si tiene ogni anno, ad ottobre, in varie città del Perù (e anche all’estero dove vi sono le più numerose comunità peruviane) ma la più imponente è quella che si svolge a Lima, la capitale. È la più grande manifestazione cattolica del paese e una delle più grandi al mondo, visto che vi prendono parte centinaia di migliaia di fedeli. Le processioni più importanti sono quelle del 18, 19 e 28 ottobre, io ho assistito a quella tenutasi il 18 ottobre 2009 e la marea di gente che potevo vedere guardando a 360° è la folla più grande che abbia mai visto in vita mia. Nella prima postazione in cui abbiamo atteso il corteo, eravamo in una larga strada da 6 corsie (larga almeno 50 metri, comprendendo i marciapiedi), avevamo almeno 100 metri fitti di gente in piedi fra noi e il baldacchino, almeno 200 alle nostre spalle e verosimilmente ce n’erano altrettanti alle spalle dell’immagine e nelle vie secondarie.
L’immagine del Cristo portato in processione, detto anche il “Cristo Nero” o il “Cristo di Pachacamilla”, venne dipinta nel 1651 su un muro da uno schiavo di colore convertito al cristianesimo. La grande devozione che gli tributa il popolo peruviano è legato al fatto che la parete in cui è dipinto è stata l’unica (in realtà una delle pochissime) ad avere resistito a un disastroso terremoto che colpì la capitale appena quattro anni dopo. Nei due decenni successivi gli sono stati attribuiti altri fatti miracolosi ed è diventata, specie presso i fedeli di colore, un oggetto di culto. Non gradendo questa deriva, le autorità clericali e la Spagna diedero ordine nel 1671 di far distruggere il dipinto, ma gli operai addetti “non ne furono capaci”. La Chiesa peruviana allora cambiò idea e fece erigere la Iglesia de la Nazarenas appositamente per ospitarla. Nel 1687 un altro terremoto distrusse la cappella ma lasciò intatto il muro con l’immagine. Da allora si prese l’abitudine di portarla in processione ogni ottobre e si sono formate all’uopo diverse confraternite religiose che sono gli enti che ne organizzano tutti gli aspetti. Ma la fama definitiva la conquistò il 28 ottobre 1746, dopo un terremoto che fece 18.000 morti e distrusse quasi tutti gli edifici della città, comprese le 74 chiese e i 14 monasteri. La stessa Iglesia de las Nazaranes fu seriamente danneggiata ma quella parete rimase in piedi.
Un appartenente ad una confraternita - Archivio Fotografio Pianeta Gaia
I fedeli sono già in posizione fin da prima del sorgere del sole per accaparrarsi i posti migliori. La processione parte la mattina presto dalla Iglesia de la Nazarena e fa un percorso circolare per compiere il quale in pratica impiega una giornata intera. Il colore principe della manifestazione è il viola, alternato col bianco, al punto che tutto il mese di ottobre viene chiamato el mes morado: tutti indossano questi colori e ogni angolo della città e decorato con palloncini e festoni in tinta. L’immagine sacra, circondata da una cornice d’argento e addobbata con fiori, viene issata su un pesantissimo baldacchino di legno, di circa 1,8 tonnellate del cui spostamento si occupano 32 cargadores, selezionati fra gli appartenenti alle confraternite religiose. Di fronte al Cristo Nero si muovo le sahumadoras e le cantadoras, le donne in abiti viola e con un velo bianco sul capo che per tutta la processione camminano all’indietro per non voltare mai le spalle all’icona. Le prime cospargono l’aria del profumo dell’incenso, le seconde invece sono quelle addette a cantare nelle varie stazioni in cui ci si ferma, di solito davanti alle varie chiese lungo il percorso. Vista l’età delle signore e la durata della processione, diverse di loro portano appresso degli sgabelli a cui appoggiarsi. La folla è numerosissima e, come sempre, difficilmente addomesticabile. A questo scopo una specie di servizio d’ordine di massicci uomini in abito viola, a loro volta protetti da militari, fanno da scorta alle donne e al baldacchino. Ne consegue che quando il corteo passa nei punti più affollati o più stretti, si corre il rischio di rimanere schiacciati dalla folla. Il tutto mentre suonano a tutto volume le musiche sacre e dal cielo (cioè dai balconi, alcuni splendidamente istoriati come è tipico del centro storico di Lima) scendono coriandoli. Vi sono molte confraternite, ognuna col proprio costume leggermente differenziato ma sempre ispirato ai due colori fondamentali, viola e bianco.
Le sahumadoras camminano all'indietro per non voltare le spalle all'immagine del Cristo - Archivio Fotografio Pianeta Gaia
Sapendo della gran massa di gente che assiste all’evento mi ero informato sulla possibilità di assistere alla processione da dentro il cortile di una delle chiese sul percorso ma, nel timore di avere una posizione privilegiata solo per un breve tratto della manifestazione, ho preferito mischiarmi alla folla. Nella prima mattinata ho conquistato un posto vicino a dove sarebbe passato il corteo e poi l'ho difeso strenuamente per un’oretta, visto che il procedere del baldacchino, fra mezze messe e canti vari, è piuttosto lento. Non appena mi è stato possibile ho cercato di uscire dalla calca, rischiando però di essere travolto da tutti gli altri che avevano le mie stesse intenzioni. Per fare qualche foto migliore, sono andato alla ricerca di una posizione migliore all’interno del percorso che avrebbe fatto in seguito. Sono passato davanti alla chiesa che mi avrebbe accolto ma i posti erano già tutti pieni, ho scelto allora di rimanere sulla strada e di arrampicarmi sulla cancellata esterna nel momento topico. La cosa ha funzionato, nonostante abbia dovuto difendere il posto con le chiappe appoggiate a dove avrei poi messo i piedi da vecchiette assatanate. Al momento del passaggio del corteo ho avuto una visuale privilegiata, per quanto sia rimasto appeso come un orango alle inferriate per più di un’ora.
ESPERTO: Viaggi etnografici e alternativi
Roberto