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La tappa iniziale del viaggio nel Messico di Frida Kahlo non può che essere Coyoacán, il sobborgo barocco della capitale eletto nel XVI secolo da Hernan Cortés a propria dimora definitiva, un tranquillo quartiere dal variopinto aspetto coloniale fulcro, a partire da fine '800, di una vivace scena bohémien che espresse l’Estridentismo e animava le viuzze squillanti di giallo e di rosso, l’ombra fresca del Jardín Hidalgo, le piazzette chiuse da incantevoli chiese barocche. La Casa Azul, alla lettera “casa azzurra”, è la luminosa dimora dell’infanzia di Frida dove lei, alla morte dei genitori, nel 1941, tornò con Rivera, creando un cenacolo artistico frequentato da personalità come Sergei Eisenstein, Nelson Rockefeller, George Gershwin e Maria Felix. Un edificio basso e accogliente, tradizionale e semplice, disposto intorno a un fresco giardino tropicale, che dal 1958 ospita il Museo Frida Kahlo: tra le stanza dell’abitazione, sospese nel sole delle vetrate, odorose di vernice, di legno e ricordi, si ammirano alcuni dei quadri più famosi di Frida qui dipinte, ad esempio Ritratto di mio padre Wilhem Kahlo (1952) e Viva la Vida (1954), oltre a opere del marito, Paul Klee, Marcel Duchamp e Yves Tanguy. Le mobilie e le suppellettili della vita quotidiana, dal letto in cui Frida eseguiva le sue tele alla carrozzina sulla quale fu costretta negli ultimi anni, si alternano a numerosi reperti archeologici precolombiani, tolmechi, atzechi e ttatilco, e manufatti artigianali provenienti da varie regioni del Messico, raccolti ai fini dell’indagine etnologica funzionale alla formulazione di codice estetico. Una collezione eccezionale di testimonianze preispaniche costituì il motivo ispiratore del Museo Diego Rivera Anahuacalli, ospitato nel possente edificio in pietra vulcanica che lo stesso Rivera progettò, ispirandosi all’architettura dell’antico Messico, per alloggiare i 60 mila pezzi che intendeva donare quale lascito alla nazione. Si tratta di una Città delle Arti polivalente, a brevissima distanza dalla Casa Azul.
Un ritratto fotografico di Frida, eseguito dal padre
Sempre nei paraggi è imperdibile la Casa Museo Leon Trotsky, il rivoluzionario sovietico che, giunto da esule in Messico nel 1929 insieme alla moglie Natalia Sedova, fu accolto dall’intellighenzia di Coyoacán, al punto da essere effigiato da Rivera in un dipinto murale del 1934 come autentico erede di Karl Marx e Friedrich Engels. E non solo. Infatti Trotsky intrecciò una relazione sentimentale con Frida che, a flirt concluso, gli donò uno splendido autoritratto in cui ha le fattezze di una farfalla color panna. Nel giardino si trova la tomba del dissidente, assassinato nel 1940. L’unica epigrafe del cippo funerario sono la falce e martello, che anche Frida portava cucite sul reggipetto del suo vestito da piccola sposa. Prima di trasferirsi alla Casa Azul, Diego e Frida abitavano nella casa studio del barrio di San Juan, confinante con Coyoacán nella zona Sud di Città del Messico. La struttura, uno dei primi esempi in Centro America di architettura funzionalista, progettata nel 1931 da Juan O’Gorman, simboleggia, con le sue linee pulite e ordinate, l’unione sentimentale e il sodalizio artistico della coppia: due componenti distinte, quella bianca per Diego e quella azzurra, evidente il riferimento all’universo natale, per Frida, tenute insieme da elementi di raccordo, in primis il ponte che collega le terrazze sotto la volta del cielo, in un tutto inscindibile che non soffoca le parti, ma ne è come l’espressione interiore.
Un'immagine giovanile di Trotsky
Il complesso è sede del Museo Casa Estudio Diego Rivera y Frida Kahlo, un interessante percorso espositivo che attraversa i vari ambienti della costruzione e le opere raccolte. Rimanendo a San Juan, il suo mercato fu teatro nel 1926 dell’incidente tra l’autobus e un tram che assestò un grave colpo al fisico e alla colonna vertebrale di Frida Kahlo, già minato alla nascita. Fu questa la causa probabile degli aborti che le impedirono di diventare madre. Altri due musei della capitale sono importanti in un itinerario legato a Frida Kahlo. La Galeria de arte mexicano de Ines Amor, prima galleria privata del Messico, dove il 17 gennaio 1940 venne organizzata la mostra Surrealismo Internazionale, organizzata da André Breton, dal poeta peruviano César Moro, dal pittore austriaco Wolfgang Paalen e dall’artista francese Alice Rahon. Frida, agli albori della celebrità, vi prese parte.
continua...
PIANETA GAIA