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Sibiu è una città della Transilvania, in Romania, fondata nel 1190 dai Sassoni, la popolazione di origine germanica che ha abitato queste terre per circa otto secoli e quasi del tutto rientrata in Germania al crollo dell'ex Impero Sovietico. Da sempre è una città all'avanguardia: qui sorsero la prima scuola, il primo ospedale, la prima farmacia, la prima biblioteca della Romania e perfino il primo laboratorio omeopatico al mondo.
Vi soggiornarono artisti del calibro di Franz Liszt e Johan Strauss ed è tuttora un vivace centro culturale dove si tengono festival, mostre, spettacoli teatrali e opere liriche, tutti fattori che contribuirono a farla nominare capitale europea della cultura, assieme a Città del Lussemburgo, nel 2007.
Dotata di un delizioso centro storico caratterizzato da palazzi signorili e locali che le donano un'atmosfera bohémienne, ha una serie di antichi edifici che la impreziosiscono, dei quali potete leggere in qualsiasi guida. Io invece voglio parlarvi di quel particolare architettonico che non avevo mai riscontrato altrove e che, ai miei occhi – è proprio il caso dire – è l'essenza stessa di Sibiu: le finestre a forma di palpebra.
Più che finestre sono dei lucernari, incredibilmente assomiglianti a degli occhi umani socchiusi. A volte chiuse da piccoli vetri rettangolari, altre volte con delle semplici reti - forse a impedire l'accesso ai volatili -, le vedrete sempre e solo sui tetti, intente a interrompere l'ordinata trama delle tegole con la loro apparizione, in modo un po' inquietante.
Secondo un detto popolare queste finestre sarebbero state costruite in tal guisa dai Sassoni – Sibiu era il centro amministrativo di una regione con molti emigrati tedeschi – per incutere timore ai locali, facendogli sapere che li tenevano perennemente d'occhio.
Potrebbe sembrare solo una simpatica storiella ma negli anni cupi del regime di Ceausescu, durante i quali la Securitate – il temibile servizio segreto della Romania comunista – spiava la vita di ogni cittadino, queste finestre finirono col rappresentare quasi fisicamente la condizione in cui versava il popolo romeno, perennemente controllato da occhi indiscreti e sconosciuti. E voi, vi sentireste osservati passeggiando per Sibiu?
ESPERTO: Viaggi etnografici e alternativi
Roberto